Dopo mesi passati a parlarne e non parlarne, l’OMS ha deciso di dichiarare ufficialemente il vaiolo delle scimmie un’emergenza sanitaria globale.
Significa che è arrivato il successore del COVID?
No, significa però che è arrivato il momento di prendere questa malattia infettiva sul serio.
E nel caso steste pensando “eh ma vabbè, tanto colpisce solo i gay” vi fermiamo subito: è stato detto anche di HIV. Un secolo e quasi 40 milioni di morti dopo, HIV è tuttora una malattia presente ovunque che causa danni immensi sia a livello umano ch economico. Quindi no, non esistono malattie infettive che colpiscono solo alcune categorie di persone, non nel lungo periodo almeno.
La buona notizia però è che per questa malattia abbiamo già un antivirale efficace e, ancora meglio, un vaccino.
Il vaccino: come facevamo ad averlo prima che ci fosse la malattia
La domanda sorge spontanea: se si parla di vaiolo delle scimmie solo da qualche mese, com’è possibile che ci sia già un vaccino?
I motivi sono 2:
1) si parla da mesi del vaiolo delle scimmie, ma questo virus è in realtà noto da decenni
2) il vaccino in questine era stato ideato per il vaiolo classico, e solo in un secondo tempo si è visto che poteva funzionare anche contro il vaiolo delle scimmie
Come è stato creato
Il vaccino, noto in Europa come “Imvanex” e negli USA come “Jynneos”, è prodotto infatti dall’azienda Bavarian Nordic, e si basa sul virus vaccinico vivo Ankara modificato.
Questo vaccino deriva da un virus chiamato appunto “virus vaccinico Ankara” che sarebbe un altro parente poco famoso del vaiolo, isolato, indovinate un po’, ad Ankara.
A metà del secolo scorso alcuni scienziati si sono messi a coltivarlo in colture di cellule di pollo, e dopo vari passaggi si sono resi conto che il virus si era completamente adattato, modificato, perdendo la capacità di produrre virioni nelle cellule di mammifero.
L’idea di base quindi è la stessa del primo vaccino contro il vaiolo, sviluppato da Jenner alla fine del ‘700: un patogeno che non è più patogeno.
Perché è sicuro
Come mai abbiamo specificato “la capacità di produrre virioni”? Perché questo virus modificato è comunque in grado di entrare nelle nostre cellule e pure di far loro produrre alcune proteine virali, ma queste non sono in grado poi di assemblarsi in virioni. Il virus, adattatosi alle colture di cellule di pollo ha infatti perso alcuni pezzi di genoma che gli permettevano di dare la malattia nei mammiferi.
L’infezione a livello cellulare non può quindi diventare una patologia a livello dell’intero organismo. In pratica, se con una dose di vaccino inietto 10 particelle virali potrò “infettare” al massimo 10 cellule, se ne inietto 394 “infetterò” al massimo 394 cellule, e via così.
Quello che succede poi è che le cellule “infettate” rilasciano queste proteine virali, che vengono riconosciute dal sistema immunitario, che produce una risposta anticorpale.
Perché funziona
A questo punto però c’è una questione pratica: perché questo vaccino creato per il vaiolo classico dovrebbe funzionare contro quello delle scimmie?
Antigeni numerosi
La prima considerazione da fare riguarda il virus. A differenza di SARS-CoV-2, che utilizza esclusivamente la proteina S per entrare nelle cellule, i virus del genere del vaiolo (quello classico, quello delle scimmie, ma anche e soprattutto il virus vaccinico vivo Ankara modificato) usano numerose proteine per entrare nelle nostre cellule, e le espongono tutte sulla loro membrana.
Da qui, la prima ovvia conseguenza: più proteine sulla superficie = più bersagli contro cui il nostro corpo può produrre gli anticorpi.
Antigeni simili
La seconda considerazione riguarda l’effettiva diversità tra le specie di virus vaiolosi: è piccola.
Le proteine di superficie di specie diverse sono simili, e quindi gli anticorpi generati contro una specie funzioneranno almeno parzialmente anche contro le altre (e infatti abbiamo già visto che chi è vaccinato contro il vaiolo è in parte protetto dal vaiolo delle scimmie).
Praticamente, dando un corpo al cerchio e uno alla botte, questo vaccino porta a casa un’immunità più soddisfacente contro un virus che non era il suo bersaglio originale.
Virus a DNA
“Ok, ma se questo vaccino è vecchio di 70 anni, perché dovrebbe funzonare contro il virus odierno?”
I virus del genere del vaiolo hanno un genoma a DNA, che è una molecola moltro molto stabile. Se dovessimo paragonare le stabilità dei genomi di alcuni virus alle casette dei tre porcellini avremmo:
- – HIV = casetta di paglia.
Ha un genoma a RNA che è chimicamente instabile e gli enzimi della riproduzione non correggono eventuali errori - – SARS-CoV-2 = casetta di legno.
Ha un genoma a RNA che è chimicamente instabile, ma gli enzimi della riproduzione correggono eventuali errori - – Monkeypox virus = casetta di mattoni.
Il genoma a DNA è chimicamente stabile e gli enzimi della riproduzione correggono eventuali errori
Ciò significa che questo virus difficilmente riuscirà a generare delle varianti in grado di sfuggire al vaccino, ma significa anche che questo vaccino, messo a punto 70 anni fa, funziona ancora molto bene.
Quindi, per concludere…
Il vaccino era stato pensato per il vaiolo classico, ma visto che il vaiolo classico è incredibilmente simile a quello delle scimmie, lo possiamo riadattare.
Il vaccino esiste, è sicuro, e ha tutte le carte in regola per funzionare molto bene.
Resta solo una domanda: a chi è consigliato?
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Riccardo Spanu, membro e fondatore di Biologi per la Scienza, laureato in Pharmaceutical Biotechnologies (UniPD).