A seguito del nostro primo post sul Comitato Cura Domiciliare Covid 19, che ha suscitato diverse polemiche, abbiamo scritto 10 domande per il Comitato che racchiudono tutti i nostri dubbi sull’associazione.
1. Si fanno consulti a distanza via Facebook senza visitare i pazienti?
Per ricevere il sostegno del comitato, una persona positiva al coronavirus (SARS-CoV-2) o con sintomi riconducibili alla COVID-19, deve scrivere un post sul gruppo Facebook dell’associazione, indicando una serie di informazioni personali: l’età, peso, altezza, farmaci utilizzati, etc etc. Ottenuta l’approvazione del post, lo schema classico prevede che il primo commento sia da parte di un moderatore che in un secondo momento assegna un medico. Avvenuto il contatto medico-paziente su Messenger come si evolve la situazione? Il medico visita il paziente? O il medico consulta i pazienti via videochiamata prescrivendo dei farmaci?
2. Chi garantisce che l’esperto sia effettivamente un esperto?
La prima risposta che riceve chi scrive un post è sempre di un moderatore la quale poi assegna un “dottore”. La definizione di “dottore” è generica. È un dottore con l’accezione popolare che indica un medico? O la parola dottore intende ” qualifica accademica spettante alle persone che hanno conseguito una laurea”? Se il “dottore” è un medico: è un medico di medicina generale? Un chirurgo, neurologo o è un odontoiatra? Vengono assegnati “dottori” che consultano i pazienti senza essere medici? Più in generale, chi garantisce che il “dottore” sia veramente un esperto e non stia commettendo un abuso della professione medica? Un esempio può essere questo post, alla signora Gilda viene assegnato il “dottore” Luca, odontoiatra specializzato in protesi dentarie. I laureati in odontoiatria possono prescrivere farmaci purché relativi alle patologie che trattano. Possono prescrivere antibiotici, antidolorifici mentre non possono prescrivere idrossiclorochina, cortisone o eparina.
Capita poi di leggere anche che i fisioterapisti – certificati da Erich Grimaldi – potrebbero aiutare a recuperare il gusto e olfatto.
3. Perché i dati dei pazienti sono pubblici?
Qui c’è poco da dire. Per quale motivo 100 mila persone iscritte al gruppo devono vedere i farmaci assunti e patologie pregresse di una persona che richiede assistenza? Cordiali saluti alla privacy.
4. Chi garantisce che le testimonianze siano reali?
Per una volta permetteteci di fare i complottisti della situazione. Chi garantisce la veridicità delle testimonianze nel gruppo? È possibile che qualcuno abbia scritto post di aiuto o di ringraziamento senza essere stato veramente positivo alla COVID-19 o veramente trattato dal comitato? In aggiunta: quanti sono i pazienti che sono stati trattati e non hanno ringraziato il comitato?
5. Si prescrivono ancora farmaci off-label dalla scarsa utilità?
Nelle svariate interviste e dichiarazioni rilasciate da varie figure di riferimento all’interno del comitato si è parlato di idrossiclorochina e ivermectina. I medici continuano a prescrivere questi farmaci nonostante non vi siano evidenze scientifiche che descrivano dei benefici per i pazienti? Il comitato consiglia anche degli integratori, il tutto a carico del paziente sia in termini di costi che di e di efficacia indimostrata.
6. Perche il protocollo non viene condiviso con i medici che contestano l’operato del Comitato Cura Domiciliare Covid 19?
I medici che compongono il Comitato Cura Domiciliare Covid 19 hanno affermato che il protocollo non è stato reso pubblico per evitare cure “fai da te” da parte dei malati. Benissimo. Ma la domanda resta, perché non l’avete condiviso con i vostri colleghi che vi contestano? Perché dobbiamo leggerlo solo tramite infiltrati dentro la vostra associazione?
Se il protocollo è tanto efficace, sarebbe facile presentarlo a un serio congresso medico o, ancor meglio, pubblicarlo su una rivista scientifica con alto fattore di impatto, superando la revisione tra pari. Sarebbe un trionfo per il gruppo e i governanti sarebbero obbligati a riconoscere il valore del vostro metodo. Perché non lo fate?
7. Dove sono i dati e le cartelle cliniche dei pazienti trattati?
Da mesi il comitato sta promettendo di pubblicare i propri risultati. Dove sono i dati? Dove sono le pubblicazioni scientifiche su riviste di grande prestigio? Il comitato è al corrente che sottomettere ai propri assistiti un questionario, da compilare via social, ha scarso valore statistico?
8. Il metodo è sempre efficace?
Si sente sempre dire pubblicamente che il metodo utilizzato dal comitato abbia salvato tutti. Il comitato certifica che nessun paziente che ha contattato l’associazione sia finito in terapia intensiva o peggio ancora morto?
Cosa accade se il paziente si aggrava? Viene immediatamente chiamato un ospedale o si cerca di trattare il paziente a casa?
9. Il comitato accetta delle critiche supportate da fonti?
A quanto ci risulta non molto. Dopo il nostro primo post siamo stati raggiunti da svariati messaggi più o meno simpatici. Anche da uno dei moderatori del gruppo, che onore!
A criticare il comitato non ci siamo solo noi. Perché non si risponde nel merito e si hanno atteggiamenti di questo genere?
10. Il comitato raccomanda e promuove, senza se e senza ma, la vaccinazione?
Il comitato è al corrente che svariate persone stanno utilizzando il Comitato Cura Domiciliare Covid 19 come scusa per non vaccinarsi? Cosa sta facendo il comitato per prendere le distanze da queste persone?
Il comitato ha adeguatamente informato i propri sostenitori che il modo più sicuro per evitare l’ospedalizzazione è la vaccinazione? L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha certificato che dal 14 aprile al 15 agosto che l’efficacia dei vaccini nel prevenire l’ospedalizzazione è stata del 94,92 % [94,69-95,14], per quanto riguarda la prevenzione della terapia intensiva l’efficacia è stata del 97,04 % [96,42-97,55] mentre per i decessi del 97,16 % [96,84-97,45]. Il comitato si sta impegnando per far conoscere questi dati? A noi non sembra ma forse ci sbagliamo [1].
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Fonti
[1] Epidemia COVID-19 – Monitoraggio del rischio (ISS)