Si fa presto a dire che un vaccino è efficace al 90%, ma cosa vuol dire veramente? Che i vaccinati non si infettano? O forse si infettano ma non mostrano sintomi? Oppure ancora hanno solo dei sintomi lievi ma non finiscono in ospedale?
Tutti i vaccini attualmente approvati dall’EMA (Pfizer, Moderna, AstraZeneca e Johnson&Johnson) sono stati testati e approvati per la loro capacità di prevenire la malattia sintomatica che chiamiamo COVID-19. La loro efficacia varia dal 95% di Pfizer e Moderna al 60-70% di AstraZeneca e J&J, ma ciò non significa che ci siano vaccini di serie A e di serie B.
Quando si parla di vaccini infatti non c’è un solo tipo di efficacia, ma quattro: contro la morte, i casi gravi, i sintomi in generale o l’infezione. Nonostante i vaccini approvati dall’EMA abbiano diverse “efficacie” contro i sintomi (95% di Pfizer e Moderna, 60-80% di AstraZeneca e J&J), tutti e quattro proteggono praticamente al 100% contro la forma grave e la morte. Esatto, anche il tanto bistrattato AstraZeneca in realtà è perfettamente in grado di proteggere dalle forme più gravi di COVID.
Considerando quindi che il problema principale del COVID è la sua capacità di saturare il sistema sanitario, i vaccini che abbiamo a disposizione sono più che in grado di risolverlo.
Alcune domande però restano: i vaccini approvati, prevengono l’infezione? E se la prevengono, quando raggiungeremo l’immunità di comunità? E le varianti? Che impatto hanno sull’efficacia dei vaccini?A queste (e altre) domande risponderemo nei prossimi giorni, stay tuned!
Riccardo Spanu, membro e fondatore di Biologi per la Scienza, laureato in Pharmaceutical Biotechnologies (UniPD).