Tracciarla permette di capire l’origine dei vari focolai epidemici e di monitorare i nuovi ceppi del virus
Siamo un paese peculiare. Ci piace moltissimo interessarci di nuove varianti virali sui giornali e nei social, interrogarci sulle proprietà di questa o quella variante virale, ipotizzarne la circolazione in Italia e magari – come in Veneto – cercare di scaricare la responsabilità politica di scelte sbagliate sulla variante estera di turno. Ci infervoriamo sulla biologia e la trasmissibilità di questi virus, senza nemmeno avere i dati sperimentali a disposizione, ma spremendoci le meningi per interpretare ogni possibilità pur remota. Addirittura, ci accaloriamo in discussioni animate fra ricercatori, circa l’impatto epidemiologico che si potrebbe avere in Italia a causa dell’arrivo di questa o quella variante. Eppure, in Italia non facciamo l’unica cosa che davvero servirebbe, che è quella poi suggerita anche dall’Organizzazione mondiale della Sanità: organizzare una sorveglianza coordinata a livello nazionale, grazie alla quale una rete di laboratori ben strutturata possa fornire dati di sequenziamento genetico a ritmo sostenuto, come accade in altri paesi (Inghilterra in testa).
https://www.ilfoglio.it/scienza/2021/01/14/news/popolazione-virale-1678154/