Aprile 2020, il lockdown italiano si è concluso da poche settimane. Il dibattito pubblico non si ferma. Nel marasma di informazioni il 20 Aprile compare sul TPI l’intervista al virologo Giulio Tarro a firma di Luca Telese.
Il virologo Tarro a TPI: “Il lockdown non ha senso, il caldo e il plasma dei guariti possono fermare il Covid”
Intervista all’esperto di fama internazionale: “Il Coronavirus per diffondersi ha bisogno di spazi chiusi, scarsa ventilazione o sistemi di aria condizionata, temperature basse o umide. Il mare e la spiaggia sono l’esatto contrario di questo microclima propizio. Burioni? Mi diverte chi vuole dare lezioni dopo aver fatto errori come e più degli altri”
L’articolo, già dalle prime righe, tenta di contrapporre virologi che compaiono in tv: il sempre citato e intervistato da Fabio Fazio, Roberto Burioni e l’inascoltato e savio Giulio Tarro comparso a Porta a Porta. Giulio Tarro medico in pensione del quale diversi articoli hanno cercato di tracciarne il percorso scientifico sia prima della comparsa del Sars-CoV-2, sia dopo con la sua ospitata da Giletti a “Non è l’Arena”.
Chi è davvero Giulio Tarro, il virologo anti-Burioni e De Luca. Tra titoli inventati e bufale.
Il 23 aprile la SIICAL (Società Italiana di Immunologia Clinica e Allergologa) pubblica un comunicato sulla continua presenza di Tarro in tv e giornali. Scrivendo:
tarro, pur “allievo” dello scienziato albert bruce sabin (che ha sviluppato uno dei vaccini contro il virus della poliomielite), e con cui ha condiviso quattro lavori scientifici all’inizio degli anni 70, ha pubblicato 68 lavori scientifici, molti dei quali su riviste italiane non “peer- reviewed”, con un totale di 447 citazioni e un indice di hirsch di 10. questi indici bibliometrici sono appropriati per un ricercatore all’inizio del suo percorso scientifico, non certo per un senior autoproclamatosi candidato al nobel.
Con semplici verifiche avrebbe anche appreso che Giulio Tarro, negli anni recenti, ha partecipato solo a quelle che nella letteratura scientifica internazionale sono definite “predatory conferences” e ha ricevuto “predatory prizes”, l’equivalente insomma delle “fake news” in rete. Avrebbe anche appreso che Tarro ha sostenuto cure senza fondamento scientifico.
Il 24 Aprile ci accorgiamo dell’articolo di Telese e tentiamo di aprire una discussione seria su Twitter con il giornalista. Nessuno vuole impedirgli di fare il suo lavoro, cerchiamo di evidenziare un errore palese: Tarro, nel 2020, non è un esperto internazionale e (soprattutto) le sue affermazioni sono opinioni personali non supportate da dati.
Spettabile @lucatelese in questa intervista ha definito Giulio Tarro virologo di fama mondiale.
Oggi la società di immunologia (@SiicaI) ha rilasciato un duro comunicato contro Tarro e i suoi premi senza valenza scientifica (predatory prize).
Può rettificare? https://t.co/bFOaZvKwKZ
— Biologi per la scienza (@BiologiScienza) April 24, 2020
Ottenendo come risposta.
Non ho fatto una intervista a Tarro per discutere il suo curriculum, ma per riportare le sue opinioni. Non devo rettificare proprio nulla, caro. La patente per essere abilitati a a parlare non l’hanno ancora inventata, e certo non la rilasciate voi. https://t.co/8WRWUk42Mo
— Luca Telese (@lucatelese) April 25, 2020
Proviamo quindi a essere ancora più chiari. Ad aggiungersi alle nostre critiche c’è anche Maurizio Scaltriti.
Quindi @lucatelese non credi che dare spazio a opinioni di ciarlatani riconosciuti e recidivi non sia da criticare? Complimenti, avanti così con giornalismo sensazionalistico da quattro soldi….
— Maurizio Scaltriti (@ScaltritiLab) April 25, 2020
Ma Telese non ne vuole sapere. E sferra i suoi contrattacchi. Chi siete voi per giudicare Tarro? Finché…
Meglio di te. Io sono prof associato al MSKCC di NYC, in biologia molecolare (verifica per favore). Tarro ha pubblicato 500 articoli su predatory journals (dove basta pagare per averli) e ha infatti solo 800 citazioni e un h index di 9. Io per farti un idea ne ho 8000 e 44. Ok?
— Maurizio Scaltriti (@ScaltritiLab) April 25, 2020
Ahia Telese. Forse le nostre critiche non erano così campate per aria. Non importa se poi ci hai chiamato “biologi della cippa”, dopo una figura del genere ti perdoniamo tutto.